GIACOBBE GIUSTI the bridge

""...Giusti has been for years conducting his intense personal research which can be found in all of its artistic manifestation, from sculpture  to  photography from performance art to theatrical activity and cinema.."

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                              Danielle Villicana D'Annibale

'Soft brightness'

..A man that, during the Stone Age, even far from us under every possible meaning, was  fascinated  like us  from an ideal of beauty and  tried  to capture   it   with   paintings.    A  beauty   tied   to   animals ( buffalos,  deer,  horses  and  bears )    and   sometimes   a handprint  symbolizing  the will to exist   and  to  own  things and beauty. Some has  seen   a relation  between  the figures and the ideas  of  male  and   female.  The  strength  and  the grace, brutality and  elegance, all  ideas  that  constitute  the base of Giusti's art...

 

                                                       Antonio Senatore  

The other dimension

 

 

...Therefore the impact hat mass media has had on man, and its function as a sort of common  conscience, which plays a role that alternates between group and personal responsibility, becomes apparent. Muovendosi da tali presupposti, Giusti elabora una sua filosofia che ha per scenario non tanto l’escatologia dell’uomo, il futuro come progresso dell’umanità, ma la sua alterità come conseguenza di un progresso tecnologico che porta l’uomo a sostare davanti all’altro (da lui stesso generato) come davanti ad un abisso.Moving away from these suppositions, Giusti develops his own philosophy which is rooted not so much in the eschatology of man or the future as human progress, but in alterity as a consequence of technological progress which leads man to come face to face with another (that he himself created) as if he were standing before an abyss...

 

                                                                

 

                                                                                                Eugenio Giannì

 

Aluminum

 

 

..“If you don’t like this world”, Dick used to always write, “it’s because you haven’t knows other worlds”.  In fact, the art of Giusti together with the art of many colleagues of his generation, looks to these other worlds, creating and recreating paradigms and laws which govern them. 

 

His latest experiments in fact consist in a curious extra-terrestrial re-setting of his works.  It’s meaningful that after having installed his sculptures in historic places of the Tuscan landscape, the artist feels an imperious need to de-contextualize them completely. .. 

 

  

 

                                                                                           Matteo Chini 

 

Reflex Stone

Alcuni anni or sono le prime indispensabili prove artistiche di Giacobbe Giusti lo portarono a realizzare spettacolari totem arcaici e quadri-scultura dai contorni frastagliati e stellari. Totem come icone ritrovate di clan neoprimitivi e quadri sculture come amebe fossili dissotterrate da passati più o meno remoti.

Non esente dalla lezione dei Nuovi Selvaggi tedeschi e transitando per l’espressionismo astratto americano, quello più dionisiaco di Pollock, quelle opere erano realizzate con basi legnose e sovrapposizioni materiche di poliuretani, pietre, fili spinati, plastiche, spruzzate con ferocia di colori presto disseccati.

Era evidente non solo una denuncia alla società attuale, dalla natura violata alle sue creature violentate, umanità compresa, ma anche la più profonda constatazione di una generale condizione sofferente dell’esistenza e che ritrovava nell’esperienza artistica una compiuta nemesi.

Una delle caratteristiche indispensabili di un artista è la ricerca e la determinazione con la quale si attua, naturale quindi che Giusti seguitasse la sua esplorazione e da quella pur copiosa ed energica produzione (ancora in massima parte da scoprire) saggiasse le vie di un approccio specifico che lo qualificasse, soprattutto nel confronto con i grandi scultori antichi e moderni, dei quali recupera compattezza e solidità che sono anche la traccia sostanziale da seguire per leggere le opere degli ultimi anni, alcune delle quali esposte in questa mostra.

Qui la scultura di Giusti non abbandona la personale dinamica espressiva, certo l’attenua ma la rende più rigorosa, meno prolissa. Ritrova una classica misura, non ritratta i soggetti di accusa che la pervadono ancora come lingue di fuoco sotterranee, e raggiunge una pausa di meditazione incondizionata, senza referenze e spiegazioni, se non lo stesso esserci e proporsi in quanto tale, soprattutto per quanto riguarda le pietre e i macigni, opere che ritengo tra le più compiute.

E’ un cammino che avviene sicuro per fasi.

Dapprima infatti si fa strada la necessità di un distinto materiale, non solo teorico che, attraverso verifiche e sperimentazioni molteplici passa anche per l’acciaio, saldato e addolcito in sagome metamorfiche le cui superfici appaiono marcate da tratti aborigeni, fino a pervenire all’alluminio, impiegato con procedimento nuovo, e che ben si presta a specchiante metafora del contemporaneo, per l’ampio utilizzo operato dall’industria, per le sue doti di versatilità e leggerezza, per la sua ludica virtualità metallica.

E’ questo, un materiale che lo scultore ha sentito intimamente congeniale alla propria ricerca, non colato o fuso, ma saldato che è operazione problematica e disagevole.

Una sfida che gli rende giustizia, se dalle superfici spiegazzate, accartocciate o imbullonate, con una consistenza da carta stagnola, altrimenti tormentata, come altrettanto lucidamente consumata e abbandonata, egli perviene alle grandi figure nelle quali si intuiscono insoliti antropomorfismi, per i quali ha ancora voluto un inamovibile dinamismo, fino dunque ad approdare al lavorìo di fiori e particolarmente delle pietre e dei massi che, giganteschi dolmen e menhir, manifestano un’eventuale dimensione metallica dell’esistere di Madre Natura, Natura e Uomo, da sempre il punto di partenza e di attracco del lavoro di Giacobbe Giusti. Sono anche i due confini ideali che emergono dalle acrobazie magmatiche della saldatura, e che testimoniano nelle superfici, ora brillanti e splendenti, ora satinate e levigate,  le ferite di arcaiche fratture, espresse dalle riassorbite lacerazioni, per indicare che il viaggio prosegue ancora oltre, instancabile, ad esprimere nuove peregrinazioni e nuovi arrivi.